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Un’opera senza tempo
Il nuovo film di Edoardo Leo, “Non sono quello che sono”, rappresenta una rilettura audace e contemporanea dell'”Otello” di Shakespeare. Ambientato nei primi anni 2000, il film si immerge in una narrazione che esplora le complessità del bene e del male, mescolando inganni, tradimenti e gelosia in un contesto che risuona con le problematiche attuali. La scelta di utilizzare i dialetti romano e napoletano non è solo una questione di linguaggio, ma un modo per rendere la storia più vicina e accessibile al pubblico moderno, creando un ponte tra il classico e la realtà contemporanea.
Un masterclass tour per i giovani
Prima dell’uscita ufficiale nelle sale, prevista per il 14 novembre, il film sarà accompagnato da un “masterclass tour” che si svolgerà dal 18 al 30 ottobre in alcuni dei più prestigiosi atenei italiani. Questo progetto, patrocinato dalla Conferenza Nazionale degli Organismi di Parità delle Università italiane, mira a coinvolgere gli studenti in un dialogo profondo sui temi trattati nel film. Edoardo Leo avrà l’opportunità di confrontarsi con i giovani, offrendo loro una nuova prospettiva su valori fondamentali come il rispetto e la dignità umana.
Tematiche attuali e rilevanti
“Non sono quello che sono” affronta questioni di grande rilevanza sociale, come la violenza di genere, il maschilismo e il razzismo, rendendo la pellicola non solo un’opera d’arte, ma anche un’importante indagine sull’odio e le sue manifestazioni. Attraverso la lente di un grande classico, il film invita a riflettere su come questi temi siano ancora presenti nella nostra società. La scelta di tradurre il testo nei dialetti locali non è casuale; essa rappresenta un tentativo di rendere la storia più immediata e coinvolgente, permettendo al pubblico di identificarsi con i personaggi e le loro lotte.
Un viaggio tra gli atenei italiani
Il masterclass tour inizierà con due eventi inaugurali: il 18 ottobre all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e il 21 ottobre all’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. Queste tappe rappresentano solo l’inizio di un viaggio che attraverserà tutta Italia, coinvolgendo numerosi rettori e accademici in un dibattito cruciale sulla violenza di genere e il ruolo dell’istruzione nella lotta per la democrazia e i diritti umani. La partecipazione attiva delle università sottolinea l’importanza di educare le nuove generazioni su temi così delicati e fondamentali.