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Un capolavoro ritrovato
L’Apollo del Belvedere, una delle opere più iconiche delle collezioni pontificie, ha recentemente riacquistato il suo splendore grazie a un meticoloso intervento di restauro. Scoperto a Roma nel 1489 e giunto in Vaticano tra il 1508 e il 1509 per volere di papa Giulio II, questo capolavoro ha attraversato secoli di storia, subendo vari interventi che ne hanno compromesso l’integrità. Il restauro attuale, presentato dalla Direzione dei Musei Vaticani, segna un momento cruciale nella conservazione di questa statua, che rappresenta l’ideale di bellezza e armonia dell’arte greca.
La sfida del restauro
Il restauro dell’Apollo ha rivelato sfide significative, in particolare per quanto riguarda la stabilità strutturale della scultura. Le gambe della statua, già compromesse da fratture secolari, necessitavano di un intervento urgente. I restauratori hanno optato per un sostegno innovativo in fibra di carbonio, progettato per alleggerire il peso sulle fratture più vulnerabili. Questo approccio, che si rifà a tecniche storiche utilizzate da artisti come Antonio Canova, ha permesso di preservare l’integrità della scultura senza compromettere il suo valore artistico.
Un intervento reversibile
Un aspetto fondamentale del restauro è la sua reversibilità. Gli esperti hanno utilizzato solo fori e incassi già esistenti, garantendo che ogni intervento potesse essere rimosso senza danneggiare l’opera originale. Questo approccio filologico è stato fondamentale per mantenere il dialogo tra innovazione e tradizione, permettendo alla comunità scientifica di valutare l’efficacia delle tecniche moderne applicate a un’opera antica. La scelta di restituire all’Apollo la mano sinistra mancante, utilizzando un calco proveniente dalle rovine di Baia, ha ulteriormente arricchito il progetto, restituendo al dio saettante un gesto più naturale e proporzionato.
Il futuro dell’Apollo del Belvedere
Oggi, l’Apollo del Belvedere è nuovamente visibile al pubblico, presentando un aspetto rinnovato che celebra la sua bellezza classica. La direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, ha sottolineato l’importanza di questo restauro, che non solo riporta alla luce un capolavoro della scultura antica, ma rappresenta anche un esempio di come la tecnologia possa coesistere con la filologia. La comunità scientifica e il pubblico possono ora ammirare l’Apollo con un rinnovato senso di meraviglia, consapevoli del lavoro e della ricerca che hanno reso possibile questa rinascita.